Fibrillazione atriale in pazienti con ictus criptogenetico
La fibrillazione atriale è una causa prevalente ed evitabile di recidiva di ictus, per la quale l'individuazione e il trattamento precoce sono fondamentali.
Tuttavia, la fibrillazione atriale parossistica è spesso asintomatica e rischia di passare inosservata e non venire trattata nella cura di routine dei pazienti con ictus ischemico o attacco ischemico transitorio ( TIA ).
Sono stati randomizzati 572 pazienti di 55 anni di età o più anziani, senza nota fibrillazione atriale, che avevano avuto un ictus ischemico criptogenetico o un TIA nei 6 mesi precedenti ( causa indeterminata dopo test standard, tra cui elettrocardiogramma [ ECG ] nelle 24 ore ), a sottoporsi a un ulteriore monitoraggio non-invasivo con ECG nelle 24 ore o con un registratore stimolato dall’evento per 30 giorni ( gruppo di intervento ) o con monitoraggio convenzionale di 24 ore ( gruppo di controllo ).
L'endpoint primario era la nuova rilevazione di fibrillazione atriale della durata di 30 secondi o più entro 90 giorni dopo la randomizzazione.
Gli endpoint secondari includevano episodi di fibrillazione atriale della durata di 2.5 minuti o più lunghi e lo stato della anticoagulazione a 90 giorni.
La fibrillazione atriale della durata di 30 secondi o più è stata rilevata in 45 di 280 pazienti ( 16.1% ) nel gruppo di intervento, rispetto a 9 di 277 ( 3.2% ) nel gruppo di controllo ( differenza assoluta di 12.9 punti percentuali; P minore di 0.001, numero necessario da monitorare, 8 ).
La fibrillazione atriale della durata di 2.5 minuti o maggiore era presente in 28 di 284 pazienti ( 9.9% ) nel gruppo di intervento, rispetto a 7 di 277 ( 2.5% ) nel gruppo di controllo ( differenza assoluta, 7.4 punti percentuali, P minore di 0.001 ).
Entro 90 giorni la terapia anticoagulante orale è stata prescritta per più pazienti nel gruppo di intervento rispetto al gruppo di controllo ( 52 su 280 pazienti, 18.6% vs 31 su 279, 11.1%; differenza assoluta, 7.5 punti percentuali; P=0.01 ).
In conclusione, tra i pazienti con ictus criptogenetico recente o TIA di 55 anni di età o più anziani, la fibrillazione atriale parossistica è risultata comune.
Il monitoraggio ECG non-invasivo nelle 24 ore per un target di 30 giorni ha migliorato in modo significativo la rilevazione della fibrillazione atriale per un fattore superiore a 5 e ha quasi raddoppiato il tasso di trattamento anticoagulante, rispetto alla prassi standard di monitoraggio ECG di breve durata. ( Xagena2014 )
Gladstone DJ et al, N Engl J Med 2014; 370: 2467-2477
Cardio2014 Neuro2014
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